Dall’inizio di questa pandemia, sono stata titubante (se non contraria) ad almeno due frasi che venivano ripetute continuamente: andrà tutto bene e tornare alla normalità.

Sono una donna causativa (chi ha seguito i miei corsi sa che mi piace avere la padella per il manico, come Rapunzel), di conseguenza che andrà tutto bene mi sembrava incompleto. Era tutto delegato al caso, non alla nostra attitudine verso questa situazione. Fortunatamente non sono la sola a pensarlo in questo modo, e ho visto circolare un andrà tutto bene se, questo già implica azione e responsabilità di ogni uno di noi. Implica che possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo per far sì che le cose vadano meglio.

Queste settimane di quarantena (11 nel mio caso), ho avuto il tempo di seguire alcuni incontri online, leggere, ascoltare musica, tagliare il prato, giocare con le mie figlie, saltare nel tappeto elastico… e pensare. Pensare ai miei obiettivi personali e professionali, a ciò che mi piace di come sto svolgendo le mie attività e a ciò che vorrei cambiare. Ho usato tutti gli strumenti a mia disposizione, ho letto le mie mete (che riscrivo sempre il 1.mo gennaio), usato la ruota della vita e rivisto il mio Assessment PDA.

Dopo le prime due settimane di incertezza totale su come saremo andati avanti, mi sono rimboccata le maniche. Ho ripreso in mano il mio sogno di lavorare quasi completamente online, e ho contattato i miei clienti per dire loro che ero qui, pronta. In realtà lo ero già nel 2010, quando ho iniziato con PDA International, ma allora il mercato non era maturo. L’unico servizio che ero riuscita a implementare online era il digital coaching, anche se l’incontro iniziale doveva essere di persona.

La nuova normalità

Oggi, la pandemia ha forzato il cambiamento di paradigma riguardo la consulenza e formazione, e sono riuscita nell’intento di lavorare online (al momento al 100%). Il mio dubbio, che molti dei miei colleghi hanno, è se potremo mantenere questa modalità quando tutto sarà passato. Oppure se si vorrà tornare alla normalità. Normalità imposta, non voluta.

Sinceramente, l’imposizione di non poter viaggiare (che nel mio caso significa non poter andare dai clienti e potenziali clienti) mi ha permesso di prendermi tempo per me stessa e per la mia famiglia, di rivedere le mie priorità. Questo non mi ha impedito di lavorare, ho lavorato come prima, più di prima. I miei clienti sono soddisfatti e sorpresi dei risultati raggiunti anche da remoto. Girare come una trottola non è più necessario.

Vorrei che tutti gli sforzi che abbiamo fatto fino ad oggi, ci aiutino a vedere quali sono le cose importanti e quali sono superflue; che non è indispensabile doverci incontrare di persona per definire un progetto o per concludere una trattativa, che anche se vivo in Umbria posso consegnare i miei servizi da remoto.

La tecnologia ci viene incontro per supportarci, abbiamo a disposizione tantissimi strumenti per comunicare che agevolano il lavoro dei team a distanza, che ci permettono di portare online un evento in pochissimo tempo, che ci aiutano a mantenere il rapporto con gli altri. Usiamoli! Ecco… usiamoli bene. Rispettando e comprendendo che abbiamo bisogno anche di scollegarci, di essere offline.

Costruiamo una nuova normalità che ci permetta di vivere meglio la nostra vita, che ci permetta di avere il tempo a disposizione per fare ciò che ci piace, di stare con chi ci piace stare, che ci permetta di creare nuovi rapporti di lavoro e di mantenere quelli preesistenti, senza la necessità di fare chilometri per incontri che durano minuti.

Se dobbiamo tornare da qualche parte, torniamo all’essenziale.

 

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