Nel mio lavoro da libera professionista, 30% del mio tempo lavorativo lo impiego presso il cliente (consegnando servizi che non posso consegnare in remoto), il restante 70% si divide tra ufficio (a casa) e viaggi. Sono circa 20 anni che lavoro in questo modo; all’inizio eravamo solo io e mio marito ed era semplice organizzarmi, poi è arrivata la prima figlia e 10 anni dopo la seconda, ed organizzarmi non è stato semplice.

Siamo un team

Si, siamo una squadra fortissima! Lo dico con molto orgoglio. Sarà che siamo solo noi quattro, ma in questi anni abbiamo imparato ad agire come squadra, mettendo in linea obiettivi personali, famigliari e lavorativi. Tutti in casa sappiamo quali sono gli aspetti importanti da gestire, e ci organizziamo di conseguenza, tenendo in considerazione gli impegni di tutti noi.

Mio marito ed io, incastriamo i nostri orari di lavoro cercando di non mancare alle partite di pallavolo della più grande e di essere sempre noi a prendere la più piccola dalla scuola materna. Quando questo non è possibile abbiamo una baby-sitter che ci aiuta.

Tutto parte dall’autoconoscenza e dalla conoscenza dell’altro, in questo caso marito e figlie. Sono consapevole dei miei momenti di maggiore produttività e questi sono dedicati alle attività più importanti e impegnative della giornata. Le attività casalinghe sono divise tra tutti noi, nessuno escluso.

La mia strategia di Remote Working

  1. Ho un orario di lavoro, anche se non timbro il cartellino. Mi ci è voluto del tempo, all’inizio ero una workaholic, poi ho capito che questo andava a discapito della mia salute fisica e psichica. Questo orario, si adegua alle esigenze della famiglia ed è abbastanza flessibile per venire incontro anche alle richieste del cliente.
  2. Le mie sfere sono organizzate a grandi linee. Non sono una fanatica della pianificazione e della routine, trovare il modo di organizzare la mia settimana mi ha aiutato a lavorare con più serenità e orientando le mie azioni all’obiettivo. Oltre a permettermi di trovare tempo per me, per la mia famiglia e per la casa.
  3. Mi alzo sempre presto, faccio colazione con la mia famiglia e poi (in tempi normali) porto la più piccola a scuola. Quando rientro ho circa un’ora da dedicare a me o alla casa prima di iniziare a lavorare.
  4. Le mie regole di abbigliamento sono semplici: comodità e un filo di trucco. Mi fa entrare nel mood lavorativo, e se ho una videoconferenza non devo correre a sistemarmi o trovare una scusa per non farmi vedere.
  5. Ho il mio spazio di lavoro. Da circa 4 anni, ho un ufficio dedicato a casa. Prima era un angolo della mia camera da letto. L’importante è destinare uno spazio solo per il lavoro, dove riusciamo a concentrarci per essere produttivi.
  6. Gestione del tempo lavorativo. Nell’orario di lavoro, le altre sfere non esistono. Ovviamente lavoro in base obiettivi, dando priorità ad ogni uno di loro. Ci sono momenti di pausa che dedico a me stessa (non alla casa).

Remote working ai tempi del Covid-19

Anche se sono abituata a lavorare da casa, questa situazione ha modificato la mia impostazione di lavoro, proprio perché ci troviamo a casa tutte e 3 insieme; si, perché mio marito è rimasto bloccato in Argentina.

Sono avvantaggiata in questa situazione per alcuni motivi:

  • sono già abituata a lavorare da casa;
  • sono già abituata a lavorare con la famiglia a casa, mi succede tutte le estati;
  • mia figlia di 16 anni è un supporto indispensabile;
  • non ho problemi di concentrazione, anche se c’è il caos riesco ad isolarmi.

Detto ciò, cosa sto facendo in questi giorni:

  • La mattina il mio ufficio è diventato l’aula della 3L1LC del Liceo Classico di Sansepolcro.
  • Con la più piccola (5 anni) abbiamo deciso una routine mattutina. Conosco i suoi momenti più tranquilli e li dedico alle attività importanti che richiedono il mio intervento senza il coinvolgimento di altri.
  • La Pomodoro Technique, la uso insieme a lei, solo che i tempi di pausa sono tanto lunghi come quelli di impegno lavorativo. Glielo ho spiegato, e al momento sembra funzionare.
  • Cerco attività che la intrattengano seduta accanto a me, quando non ha voglia di giocare. Collage, colorare, dipingere, fai da te… Si siede accanto a me, e mentre io lavoro al computer, lei fa i suoi “compiti”.
  • Le riunioni le faccio il pomeriggio, quando posso riprendere possesso del mio ufficio e mia figlia più grande intrattiene la più piccola. La mattina posso fare telefonate o videochiamate con chi mi conosce bene e sa che da un momento all’altro può spuntare mia figlia che mi chiede di mettere il vestitino alle bambole.

Ovviamente non tutte le giornate sono uguali e siamo dell’umore giusto per affrontare queste attività allo stesso modo. Ci sono giorni nei quali non riesco a finire ciò che mi ero proposta, non fa niente, si riprogramma.

Questa mia strategia, non è il risultato di un giorno, ma di anni di lavorarci su. Ed è adatta a me e alla mia famiglia, mi auguro serva di spunto per impostare la tua personale strategia.

Photo by Carolina Bussadori

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